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8/10

Akphaezya / “Anthology IV: The Tragedy Of Nerak”
Recensione inserita da DukeFog 2 giorni fa - Letto 28 volte | 0 Commenti | 0 Headbangs
Anthology IV: The Tragedy Of Nerak

Akphaezya

Anthology IV: The Tragedy Of Nerak

Code666, 2012

Voto: 8/10

E' un intreccio musicale raffinato ed eclettico quello che ci piazzano nella portata i francesi Akphaezya per la loro seconda fatica discografica. La loro abilità strumentale è davvero elevata e sgorga fuori pura e cristallina ad ogni nuovo secondo di Anthology IV: The Tragedy Of Nerak. Era da tempo immemore che non sentivo un disco così ricco e vario, un lavoro che potrà benissimo essere spacciato ai perfezionisti del progressive metal quanto agli estimatori del più complicato avantgarde metal (al quale aggiungo un tocco orientaleggiante che mi ha ricordato certi Dead Can Dance). Un miscuglio perfettamente riuscito dove a trionfare è l'insieme, dove nulla è da scartare e tutto è da acchiappare con totale avidità. Ogni frangente del disco -nonostante la non semplicità di fondo- richiede appena un ascolto per entrare in circolo, dopodiché ci troveremo "veggenti" di passaggi che ricorderemo poco prima del loro svolgimento. Incredibile. C'è davvero di tutto in questo disco, ci sono momenti più aggressivi dove a fare da comparsa troviamo anche un "timido growl", c'è una "follia ragionata" che fa strabuzzare gli occhi per la chirurgia con la quale è stata esposta. Si trova anche dell'epico ma di fondo i colori che al meglio rappresentano il lavoro sono l'azzurro del mare e una solarità accecante. Gli Akphaezya irrompono dentro di noi e catturano inequivocabilmente (difficile risultare apatici di fronte a tutte queste meraviglie) con un concept album tutto da scoprire (e ri-scoprire continuamente).

Impossibile non elogiare la varietà e la colorazione vocale di Nehl Aelin, una cantante completa che riesce a mutare il proprio registro con una facilità impressionante. Un nuovo astro si affaccia sul nostro panorama musicale e con queste credenziali non rimarrà certamente all'oscuro ancora per molto.

La prima traccia A Slow Vertigo ammalia ma con "il pilota automatico", diciamo che sarà il pezzo più normale del lotto ma è proprio in queste occasioni che fuoriesce il genio, quando si crea un qualcosa di speciale senza il bisogno di stupire a tutti i costi. Alla fine A Slow Vertigo è proprio una delle mie preferite anche per questo. L'alchimia sonora si unisce da sola come diversi affluenti fanno verso lo stesso fiume, ascoltare il basso è una vera goduria, sempre presente e sempre brillante, allo stesso modo non si può soprassedere su una batteria sempre pronta a fornire quella fondamentale marcia in più. Chitarre e tastiere pensano invece a piazzare quelle fondamenta che formano la fortuna di Anthology IV: The Tragedy Of Nerak. Sophrosyne è una lezione d'avanguardia tanto inquieta quanto impressionante. Utopia è pura schizofrenia teatral/orientale mentre Hubris acutizza lo spirito tragico che aleggia -senza darlo troppo a sentire- costantemente su tutta l'opera. Toccante l'intermezzo pianistico di Transe H.L. 2 che ha il compito di spezzare il disco in due tronconi. Genesis riparte heavy ed epica (e qui bisogna inchinarsi ancora una volta davanti a Nehl, incredibile la sua potenza vocale ed emozionantissimo il suo crescendo) mentre l'acustica Dystopia arriva per abbracciare l'ascoltatore con fare etereo ed onirico. Nemesis riporta l'elettricità e il "teatro", velocità e follia si uniscono in un tutt'uno impossibile da immaginare. Gli otto minuti di The Harsh Verdict assieme all'outro chiudono il disco alla grande, un viaggio di appena 51 minuti (che non dico sembrano il doppio ma quasi) attraverso diversi mondi e stile, un traguardo per chi vuole sempre esplorazione.

Sebbene gli Akphaezya non siano uguali a nessuna di queste formazioni ne consiglio l'ascolto a chi ha apprezzato i Dream Theater (quelli di Awake), la compagnia norvegese formata da Solefald/Atrox/The 3rd And The Mortal/Arcturus, la varietà degli Unexpect unite ad un tocco profumosamente orientaleggiante.